FALSO COME GIUDA
Pitto-scultura composta da pannellatura in abete grezzo, dipinta con inchiostro e acrilico, e antico crocifisso in legno realizzato ad incastro. Antiche monete romane e riproduzione hand-made in ceramica di un originale siclo di Tiro.
Il denaro è l’antico simbolo di una mondanità edonista che lo idolatra. Goethe descrive con disprezzo l’ideazione della moneta, percependola come la summa di tutti i mali del mondo: traslata a fine supremo dell’esistenza, è concepita da Mefistofele per gettare nel caos l’umanità intera e per farla deviare dai suoi fini naturali. Ponendo il denaro al centro del suo agire, che non porta in sé valore alcuno, l’Umanità ha ribaltato i propri valori morali, tutto risulta invertito, c’è dunque bisogno di spogliare questo falso dio dal suo ruolo assolutistico, ossessivo e dominante, di smantellare la sua pseudo-religione e tornare ad essere degni di quel dono incommensurabile che è la Vita. Il Tempo è Denaro, ecco la vera ricchezza: avere tempo e occhi per un’alba o un tramonto, essere presenti a se stessi per riempirsi di tanta bellezza.
Nel Medioevo, l’iconografia del dolore è rappresentata dall’evento drammatico per eccellenza nella nostra cultura, la morte del Cristo, ma è presente anche nel soggetto della Pietà e nella disperazione della Maddalena. Sofferenza fisica e psichica sono due facce della stessa medaglia. Parafrasando Beethoven, che lo precisò in riferimento alla Sesta Sinfonia aggiungendo al sottotitolo “più espressione del sentimento che pittura dei suoni”, nell’opera “Falso come Giuda” si è voluta dare precedenza alla rappresentazione del dolore nella sua essenza energetica, “impressa” sulla tavola come una sindone, piuttosto che nella sua manifestazione corporea. L’emozione, generata in maniera istintiva, dura pochi secondi e lascia il posto alla sua elaborazione razionale; così lo spettatore, ad un’analisi più attenta, riconosce nell’impressione i dettagli di un evento fisico, la presenza di una cerchia di donne contrite, in guisa di un compianto giottesco del Cristo morto. Il corpo delle donne, pervaso dalla tristezza del lutto, tende energeticamente ad implodere, a collassare violentemente concentrando l’energia intorno al plesso solare. Per rappresentare come certe perdite “comunichino all’anima una sublimità, nella quale essa cammina in silenzio come sotto alti neri cipressi”, per dirla alla Nietzsche, e ispirata dalla simbologia del cipresso quale custode sepolcrale di vita eterna, l’artista ha scelto di riprodurre alcune fotografie da lei scattate al Cimitero Monumentale di Milano, luogo deputato ad accogliere le emozioni ed i sentimenti umani di dolore e speranza in una nuova vita dopo la morte.